Esce il 15 aprile negli Stati Uniti per i tipi dell’editore Scribner,
Ne scrive Carlos Valladares su «Art in America»:
Robert Crumb: Il Re dei Fumetti Underground tra Rivolta e Riconoscimento
Robert Crumb, figura iconoclasta del fumetto underground, è al centro di una nuova luce grazie alla biografia di Dan Nadel, un’opera che ripercorre la sua vita e la sua carriera controcorrente. Fin dagli anni ’60, il consiglio lapidario di Charles Bukowski di tenersi lontano dai “cocktail party” risuona come un manifesto della sua avversione per la borghesia americana, vista come un nemico da combattere attraverso la sua arte dissacrante.
Crumb, con la sua critica feroce alla società consumistica e all’intrattenimento popolare superficiale, scelse la via del fumetto underground come strumento di contestazione. Le sue creazioni, descritte da Robert Hughes come un moderno Hieronymus Bosch, offrono uno sguardo impietoso sulla mentalità ossessiva del “consumare” che pervade il paesaggio americano contemporaneo.
Il documentario di Terry Zwigoff del 1994 rimane un punto di partenza essenziale per comprendere la singolare personalità di Crumb, ma è la biografia di Nadel a fornire un contesto più ampio e profondo. Attraverso una meticolosa ricerca, Nadel svela le complesse dinamiche familiari dell’artista e le sue riflessioni schiette su arte, relazioni e politica, evidenziando l’influenza formativa del fratello Charles.
La fama di Crumb si consolidò grazie a personaggi iconici e a una critica pungente all’inconscio collettivo americano, spesso rappresentato in forme grottesche e disturbanti. Tuttavia, il suo successo fu spesso accompagnato da sfruttamento commerciale e battaglie legali per difendere il suo copyright, come dimostra il misero compenso ricevuto per la leggendaria copertina di “Cheap Thrills” di Janis Joplin.
Il rapporto di Crumb con il mondo dell’arte “ufficiale” fu sempre ambiguo. Se da un lato le sue opere venivano saccheggiate per prodotti commerciali non autorizzati, dall’altro venivano celebrate nei circuiti artistici elevati, seppur con il rischio di una facile mercificazione. La sua partecipazione a una mostra al Whitney Museum nel 1970 segnò un importante riconoscimento, ma non sciolse le sue perplessità sul sistema dell’arte.
Negli anni ’90, un trasferimento in Francia segnò una nuova fase della sua vita, resa possibile dalla vendita di alcuni suoi quaderni di schizzi. Nonostante il cambiamento di contesto, Crumb rimase un osservatore critico del mondo americanizzato e faticò ad essere incasellato nelle definizioni della controcultura degli anni ’60.
Il suo primo approccio al mondo museale nel 1967 si rivelò un disastro, un presagio dello scontro tra la sua arte “bassa” e i gusti “alti”. Tuttavia, negli anni successivi, la sua opera guadagnò riconoscimento, culminando nella sua rappresentazione da parte della prestigiosa galleria David Zwirner, un evento che lo lasciò perplesso di fronte alle logiche del mercato dell’arte.
Negli ultimi anni, lo stile di Crumb si è evoluto, concentrandosi sulla purezza del tratto. Nonostante le sue opere abbiano spesso una forte connotazione politica, l’artista ha sempre dichiarato di essere più interessato alle dinamiche individuali che alle grandi narrazioni politiche. In definitiva, la storia di Robert Crumb, come emerge dalla biografia di Nadel, è quella di un artista che ha saputo guardare oltre i confini dell’io, anche se le sue pulsioni più profonde sono rimaste una costante fonte di ispirazione e di sfida.