Lo confesso: la frase «ho un progetto» è una di quelle capaci di gettarmi nello sconforto. Ma non è cattiveria, e vi spiego perché.
Tomatofarm, l’agenzia con la quale collaboro in veste di agente associato, rappresenta da anni centinaia di disegnatori di fumetto e di illustratori.
Nostri autori hanno lavorato, e lavorano, presso giganti come Marvel o DcComics. Le difficoltà di far entrare un disegnatore in quei contesti sono notevoli. Ma talento, insistenza e buoni contatti riescono in genere ad approdare al risultato.
Nel mercato franco-belga abbiamo dinamiche simili e siamo arrivati a portare disegnatori, tanto per fare due esempi, a serie iconiche e di successo come Thorgal, Durango o Elfes.
Ma poi, capita sempre, arriva l’autore con il suo progetto.
Ora, non fraintendetemi, i progetti sono fantastici. Il problema è che sono difficili da piazzare presso un editore. Perché talento, insistenza e buoni contatti non sempre servono.
1 – Cento progetti sono meglio di uno
Il progetto della vita che coltivate dai tempi della scuola comics non fa di voi un autore. Avere appunti sparsi ovunque, decine di storie e progetti in varie fasi di scrittura e pitch che girano in continuazione, invece sì.
2 – Non fatevi dire che aria fiutare, ma fiutatela
Gli editor e le case editrici ragionano sulla base di una fotografia del mercato che sarà già vecchia per quando avrete firmato il contratto e vecchissima per quando consegnerete il vostro libro.
Questo non vuol dire che non dobbiate cercare di “fiutare l’aria che tira” ma che lo dovete fare voi, sulla base delle vostre idee e convinzioni. Rinunciate a chiedere a editor/casa editrice cosa cerca, cosa vuole o cosa gli interessa, perché l’aria che fiutano loro è diversa dalla vostra e – a conti fatti – stantia.
3 – Sappiate raccontare bene e nel dettaglio cosa succede. Ma fatelo in 30 secondi
L'”elevator speech”, o discorso da ascensore, è una presentazione concisa e persuasiva di te stesso, della tua idea o del tuo progetto, che puoi esporre nel breve lasso di tempo di una corsa in ascensore (circa 30-60 secondi). L’obiettivo è catturare l’attenzione dell’interlocutore, suscitare interesse e lasciare un’impressione memorabile, aprendo la strada a una conversazione più approfondita.
Per cui, sì, bello il PDF stampato a colori in 32 pagine con bicromia, semovente e olografico. Ma il vostro interlocutore in genere ha il livello attenzionale di un cammello morto e non vede l’ora di dirvi di no per andare a farsi una birra. Avete dunque 30 secondi per spiegargli il progetto. Allenatevi a farlo, perché le buone idee si devono anche saper vendere!
Questi tre consigli sono validi se cercate di far da soli ma sono validi anche se cercate di farlo tramite un agente (tipo me insomma).
Anche io vi chiederò di sintetizzare il vostro progetto in modo da poterlo raccontare in una manciata di secondi, anche io cerco di fiutare l’aria che tira partendo dalle mie convinzioni.
Quindi avanti tutta perché, come dice il saggio «uno su mille ce la fa»…