Immagino che vi sarà capitato, se siete autori ma anche solo autori immaginari, di domandarvi «cosa vende adesso?».
Vi sarà capitato, volendo scrivere e/o disegnare una storia, di riflettere su quali siano i gusti del pubblico (o meglio: degli editori), e di iniziare a costruire il vostro progetto su quella riflessione.
Ve lo avranno detto: questo progetto è bello ma adesso cerchiamo altro, quello che si vende è il [inserire genere a caso].
Oppure: bei disegni, che talento! Ma quello che adesso cerchiamo è altro, quello che si vende è lo stile [inserire stile a caso].
Intendiamoci, non è che gli editori siano matti, eh. Cercano di generare un profitto da quello che fanno e giustamente inseguono i gusti del pubblico.
Ma voi probabilmente non siete editori. E non dovete necessariamente dargli retta (e nemmeno a me, che spesso, da agente, dico le stesse identiche cose).
Perché quello che «si vende» oggi, non è quello che si venderà domani. Perché i gusti del pubblico sono una fotografia del passato, di passioni, emozioni e soldi che non esistono già più.
Quindi, sì, se volete campare di questo lavoro dovete necessariamente produrre quello che l’editore cerca. Ma se avete dentro la voglia di sperimentare in altre direzioni, fatelo.
Il successo di domani ancora deve essere disegnato.
L’immagine è un dettaglio da un Memento mori del Diciottesimo secolo (via Wikipedia)
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Io sono un agente, magari possiamo collaborare!
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