Autori, potete (purtroppo) essere poveri, ma non mostratevi mai poveri

Tasto dolente dell’universo mondo del lavoratore freelance: i pagamenti.

Anche quando sono puntuali e sostanziosi alla fine non lo sembrano mai. E spesso non sono né puntuali né tantomeno sostanziosi.

Ora, qual è il punto?

Come agente, cioè come intermediario che – spesso – gestisce l’invio di fatture per conto degli artisti e il trasferimento di soldi, be’, come agente dicevo, ci sta che l’artista mi venga a bussare a denari.

Ci sta che l’artista chieda, che l’artista pretenda e, a seconda del grado di intimità, che mi confidi le problematiche economiche, le bollette, l’affitto, una spesa imprevista. Non sarebbe necessario ma è comprensibile.

Quello che invece – lo dico sempre – non bisogna fare mai, è andare a piangere miseria con il cliente.

“Non ci campo”, “sono disperato”, “ho queste spese”, “mi staccheranno la luce e non potrò lavorare”, “mi si è bruciata la cintiq”… le ho sentite tutte. E, come dicevo, finché queste frasi arrivano a me, ok. Ma quando arrivano al cliente … molto male.

Al di là dell’umiliazione e della mancanza di professionalità, che sono aspetti che magari passano in secondo piano di fronte a una forte necessità, c’è il fatto grave che una tale esposizione con un cliente rende ricattabili.

Chi si espone in questo modo rischia di finire in una cartella mentale dell’editore (o fisica, addirittura!) alla voce “gli servono soldi” e conseguentemente “gli possiamo abbassare i compensi se lo paghiamo subito”. E poi nemmeno ti pagano subito.

Non rendetevi ricattabili. Per nessun motivo.

Una famosa agenzia sudamericana veniva incontro alle esigenze dei suoi autori anticipando i soldi di Marvel e Dc Comics. Solo che per farlo si faceva inserire nel contratto come unico recettore dei pagamenti e destinatario dei rendiconti. Per cui sì, i soldi del page rate li anticipava (sottratta la percentuale di agenzia) ma dopo mesi o anni continuava a incassare le royalties, all’insaputa dell’autore.

Quindi, lo ribadisco, meglio non rendersi ricattabili e fuggire dal motteggio “pochi, maledetti e subito” perché poi finisce sempre che sono pochissimi, maledetti e mai subito.


L’immagine è tratta da
Robert Seymour, The March of Intellect, ca. 1828.
via Public Domain Review

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