Ho lavorato molti anni in case editrici di fumetti e poi molti anni da agente di disegnatori di fumetti. Quindi ho visionato migliaia di portfolio, ed ecco una cosa che ho capito: non sempre gli artisti sono buoni giudici di se stessi.
Creare un portfolio è un bel dilemma, perché va inserito “il meglio” e questo “meglio” chi lo decide? Lo decide l’artista stesso, ed eccoci con il problema.
In agenzia quello che faccio è di chiedere singole jpeg e non pdf impaginati, così posso decidere quali jpeg mandare a un determinato editor.
Magari scriverò un articolo apposito con qualche consiglio su come farsi un portfolio, ma qui mi preme sottolineare questo punto specifico.
Anni fa, in una fiera di fumetto, incontrai un artista che rappresentavo e che realizzava della pagine un po’ vecchio stile. Non si riusciva proprio a trovargli progetti adatti con quell’impostazione fin troppo bonelliana (più Zagor che Dragonero).
Così, al suo tavolino dell’artist alley, chiacchieriamo del più e del meno, quando scorgo dei disegni che stava schizzando sul taccuino. Sue caricature in stile super deformed. Una roba lontanissima dal suo portfolio, ma molto divertente e originale.
E quindi scopro che ha letteralmente decide di taccuini con disegni in quello stile, inclusi un paio di fumetti “fatti per divertimento”. E che mai, nel corso della nostra frequentazione professionale, mi aveva fatto vedere.
Il finale lo potete immaginare: di lì a un paio di mesi era al lavoro su una serie americana in stile super deformed.
E la morale è: occhio a quando preparate il portfolio, cercate di includere il più vasto ed eclettico spettro di ciò che fate. Chiedete consiglio a diverse persone che magari hanno diversi punti di vista (e non solo ai vostri colleghi di studio).
Nessuno sa cosa avete nel cassetto, quindi tiratelo fuori!
L’immagine è tratta da
Mr. Stops, Punctuation Personified: or, Pointing Made Easy (London: John Harris, 1824)
via Public Domain Review
