[dropcap]N[/dropcap]oi amiamo i libri anche se spesso ne siamo disgustati. Li amiamo talmente tanto da odiarli. Li amiamo al punto da parlarne male, da rifiutarli, da deriderli. Li amiamo al punto da smettere di leggerli e spesso di comprarli.
Ma amiamo i libri e li conserviamo nel nostro cuore.
Conserviamo il ricordo delle estati trascorse in loro compagnia, mentre li leggevamo sonnacchiosi su letti disfatti, il sole tra le serrande, il mare appena fuori dalla porta.
Abbiamo talmente amato i libri e odiato il mondo da decidere che il nostro mondo sarebbero stati proprio loro, i libri. In barba a tutto e a tutti. Anche a noi stessi. Perché chi lavora con i libri, inevitabilmente, finisce con l’odiarli. Come quella ragazza il cui cuore abbiamo conquistato con tanta fatica. Ci accorgiamo con orrore che mese dopo mese il nostro amore viene meno. Che nonostante sia bella, desiderabile, intelligente e innamorata, purtroppo la vita ha preso il sopravvento, assieme alle cose che muoiono.
Con i libri è così. Ci hanno fatto innamorare, ma poi ne abbiamo visto i difetti, la noia, il manierismo. Il profumo di quelle pagine era meraviglioso, ma poi abbiamo dovuto affrontare progetti grafici scadenti, traduzioni raffazzonate, editori ignoranti, redattori ciarlatani e autori improvvisati. Abbiamo dovuto misurarci con i costi. L’affitto di una redazione, la luce, i computer.
Dietro un libro c’è un mondo di fatica, roba del terziario avanzato, che non potendo delocalizzare nel terzo mondo, dove non si parla italiano, affama i suoi lavoratori proprio qui, sul suolo patrio.
Eppure l’amore arde, cova sotto le ceneri, e improvvisamente brucia. Non possiamo scordarci dei libri e dell’amore che nutriamo per essi. Certamente continueremo a sostenere in pubblico che esistono i buoni e i cattivi: i libri brutti e storti, e quelli rari e trascurati da tutti tranne che da noi, che meritano davvero il nostro cuore.
Ma la verità è più semplice: li amiamo tutti, belli e brutti, letterati e popolareschi. Come madri apprensive li vorremmo tutti laureati e avviati a una professione onorevole, sposati e con prole.
Per questo alla fine, alla nostra “veneranda” età, siamo qui a parlare di grafica, di carta, di autori, di editori e di quanto cazzo siano belli i libri, nonostante tutto. Perché siamo i pesciolini d’argento nascosti nelle pieghe delle vostre librerie. E in quanto pesciolini d’argento, di libri ci nutriamo.
(editoriale del primo numero di Purple Magazine, 2008)