Ci metto sempre un po’ a far capire ai miei autori che lavorano con la Bd (o che vorrebbero farlo) come sia cambiato il nostro mondo professionale negli ultimi venti anni.
In altri termini (e come rilevano le associazioni di categoria francesi): l’autore di fumetti è un lavoratore povero. Il classico albo cartonato francese pieno di vignette e di dettagli, costa un anno di fatica a un disegnatore e gli porta tra i 13 e i 18mila euro di anticipo. E poi le royalties.
Ma: è vero che le vendite dei fumetti vanno alla grande, ma in realtà le vendite per singolo albo sono in calo. In altri termini gli albi che raggiungono e superano l’anticipo pagato, consentendo l’incasso di royalties sono pochissimi.
Va da sé che campare con 13-18mila euro l’anno (lordi) non sia possibile. Gli autori dunque stringono le chiappe, sfidano il gomito del tennista, il tunnel carpale e la lombosciatalgia e restano più ore al tavolo da disegno sfornando quando va bene due albi all’anno.
Parliamo dunque di 26-36 mila euro lordi annui. Meno di 2500 euro al mese. Come si vede, restiamo nel campo del lavoro povero (poi ovviamente cambia se si risiede in affitto a Milano o in una casa di proprietà in provincia).
Quello che dunque cerco di far capire agli autori è che è sostanzialmente inutile prendersela con gli editori. Perché sebbene essi lavorino per portare acqua al loro mulino è obiettivamente vero che le vendite sono in calo da anni (salvo eccezioni).
Oggi l’autore di fumetti non può più essere solo un autore di fumetti. Deve lavorare con le commission, deve essere aperto alla realizzazione di card per games, al character e concept design, all’illustrazione, all’insegnamento, alla partecipazione (pagata) a fiere dove ampliare la sua fan base, deve ovviamente essere presente sui social e saper fare un minimo di social media management.
Che palle, eh? Eppure è così: il lavoro del fumettista, lungi dall’essere una cosa riposante e garantita, è un mestiere altamente competitivo e alla mercé di mercati in continuo mutamento (per non parlare della minaccia delle IA).
Soprattutto a questo serve un agente, un’agenzia o uno studio: a far “girare” tutto questo insieme di roba e a riscuotere decine di microcrediti e fatturine, più che a discutere di cavilli contrattuali.
Insomma, serve tutto, è l’era del poliautore!
L’immagine è tratta da
Eye Miniatures (ca. 1790–1810)
via Public Domain Review