Il calcio è uno sport da froci

[dropcap]I[/dropcap]mmaginare uno sport più da froci del calcio è difficile. Guardate il campo: uomini maschi contro uomini maschi. In pantaloncini. Corrono, si strattonano, si battono come leoni.

Fin qui dite che somiglia a tanti altri sport.

Certo che sì.

Infatti credo che lo sport in generale sia una roba da froci. Ma così come il gay pride è la massima e pubblica frociata, politicamente e culturalmente rilevante, il calcio è la summa aurea dell’omosessualità sportiva.

Andiamo avanti.

Quegli uomini che sgambano per il campo, quei ventidue coraggiosi, hanno come unico obiettivo quello di calciare la palla dentro la porta avversaria. Una bella metafora del sesso, e visto che quella porta è difesa da un uomo maschio, una bella metafora del sesso gay.

E quando accade… Quando quella palla entra… Quando quella porta è penetrata…

Eccolo il campione, l’uomo del gol, il centravanti, el pibe de oro, strapparsi di dosso la maglietta, correre sotto la curva a torso nudo, a farsi ammirare bello come il sole dai tifosi (maschi) della sua squadra.

E i compagni che lo inseguono, gli saltano addosso, se lo baciano, se lo carezzano, se lo stringono esaltati. Quante ammucchiate simboliche sotto le curve degli stadi, in diretta televisiva!

Queste masse di muscoli virili esaltati che s’ingarellano, questo trionfo del sudore virile scambiato baciato lemmato siroccato. Ditemi voi, fa più frocio Argentina – Brasile o il carro del Muccassassina al gay pride?

Questi peraltro sono i protagonisti, ma andiamo a dare un’occhiata ai comprimari, andiamo a svelare l’arcano pornografico del lavoro del tifoso: assistere a una partita di calcio, molto ma molto meglio di un film gay porno. Quello si consuma nell’intimo privato, il lavoro del tifoso invece è orgiasticamente pubblico!

Il tifoso di calcio ama stare in compagnia di altri uomini maschi come lui. Le tifose di calcio, comunque una misera minoranza, sono emarginate. Il calcio è roba da uomini, si dice.

Se si è etero e uomini si preferisce frequentare le donne. Se si preferisce frequentare gli uomini, logica vuole che si tratti di un’attività sospetta.

I tifosi maschi del calcio si ritrovano tutti allo stadio, un’arena libidinosa piena zeppa di altri maschi. Tutti assieme tutti maschi si assiste a cosa? A una lotta nel fango tra bionde pettorute? No! Si assiste a una «partita» tra ventidue uomini maschi seminudi e grecamente atletici.

Poi c’è il gol. Il momento topico del gol. Visto dalle tribune, dagli spalti. Lì nel campo verde il cannoniere si strappa via la maglietta. I pettorali sudati risplendono sotto al sole, i suoi compagni lo tramortiscono di lascivia. Tra i tifosi scatta l’urlo collettivo. La grande ola. Le bocche spalancate. Poi è tutto un abbracciarsi tra vicini sconosciuti, tutto un orgiastico collettivizzare la gioia del cannonniere. Lì, nella pellicola porno gay meglio nota come «partita», lui è il grande mandingo. I tifosi spettatori possono solo accontentarsi della gloria riflessa.

Come raccontava un tale, quella sciocchezza che le corna servono agli alci per i riti di accoppiamento è palesemente una stronzata. Mentre gli alci gay si schiantano in combattimenti omo sospetti con altri alci atletici e muscolosi, quelli un po’ anzianotti, un po’ debolucci, o chiaramente intellettuali, si trombano le femmine nel sottobosco.

Cosa pensate che facciano le vostre mogli mentre voialtri vi esaltate gayamente allo stadio o davanti alla tele nelle seratine «solo per uomini»? Dite di no? Dite che non è vero nulla? Che sto «tirando l’arbitro per la giacchetta»?

Pensate solo a questo – solo a questo e qui la chiudo – dopo tutto questo esaltarsi tra maschi seminudi per un pubblico di maschi ululanti, come finisce il rito della partita? Come si chiudono questi baccanali testosteronici? Lo sapete vero? Si chiudono con «lo spogliatoio», con i suoi annessi e connessi. Ma lì le telecamere non entrano, lì si spengono i riflettori, come una grande, fumosa, sudata dark room.

Quel che succede nello spogliatoio, resta nello spogliatoio.

(giugno 2010)